IN FONDO ALL'ARCOBALENO

Albertino aveva deciso , doveva uscire e scoprire il mondo , ci aveva pensato giorni e giorni e questa era la mattina giusta . Si vesti con un paio di jeans , un maglioncino azzurro e le scarpe di ginnastica blu . Prese il suo zainetto , tolse i libri e ci infilò un panino e una bottiglina di acqua . Guardando la sua cameretta colma di giocattoli sorrise e si avviò verso la porta dell’ingresso.  Per un attimo pensò alla mamma che tornando da lavoro non l’avrebbe trovato , decise così di scrivere un bigliettino <ti voglio bene mammina , ma voglio scoprire il mondo >
Si avviò giù per le scale e si inoltrò lungo la strada principale della sua città . Che strani colori aveva il cielo , era pieno di strisce colorate di blu , giallo e rosso , invece del sole c’era una enorme  girandola gialla e le nuvole sembravano batuffoli di zucchero filato .  I prati delle aiuole erano di un verde brillante e i fili d’erba erano come tanti fili di gomme da masticare mentre i fiori avevano l’aspetto delle caramelle gommose . Perfino l’asfalto della strada dava l’idea di tanti nastri di liquirizia lucida e nera .
Albertino si guardava intorno sempre più meravigliato , tutto il suo mondo era cambiato , sembrava la città dei dolciumi . L’aria era colma di profumo di vaniglia e zuccherosa come una busta piena di caramelle haribò . Ogni passo sulla strada di liquerizia rimbalzava morbido , gli sembrava quasi di volare . Le casette ai bordi delle strade e tra i vigneti avevano le mura di marzapane e le finestre di canditi ,  i tetti erano fatti di pasta frolla e gli alberi di pasta sfoglia .
Un profumo di pane appena sfornato lo seguiva e nell’aria si sentiva il sapore della felicità.
Che bello allontanarsi dalle urla dei genitori quando litigavano , succedeva così spesso che Albertino si era convinto fosse colpa sua , per questo aveva deciso di andarsene . Continuava a guardarsi intorno e a meravigliarsi sul come fosse diverso il suo mondo dal solito . Non riusciva a spiegarsene il motivo .
Mentre camminava si ricordò della favola che gli avevano raccontato della pentola piena di oro alla fine dell’arcobaleno e decise di cercarla.
Pensava che con tanti soldi avrebbe finalmente contribuito a riappacificare i suoi genitori , sempre alle prese con i conti da pagare.
Camminava camminava , mentre una pioggerellina profumata di caramelle alla menta lo accompagnava . Ormai era giunto sulle rive del fiume del suo paese e decise di mangiare le merendine che si era portato. L’acqua scorreva , intorpidita , e lui chiuse gli occhi , stanco . Quando si risvegliò era già mattina , e tra una pioggia quasi alla fine , brillava un arcobaleno .
Eccolo , pensò Albertino , adesso lo seguo e troverò il tesoro . Cammina  cammina  , si trovò davanti un vecchietto , con le scarpe bucate e i vestiti sporchi e consumati . All’inizio si spaventò , ma poi , guardandolo negli occhi  , si tranquillizzò. Erano gli occhi di una persona buona , limpidi e stanchi . < mi dai qualcosa da mangiare ? > gli chiese il vecchietto , con un fil di voce . Il bambino pensò per un attimo che in fondo le sue merende non erano tantissime , però poi decise di regalagliene una e gliela porse con un sorriso .
< grazie > il vecchietto la prese e se e andò contento .
La strada ormai aveva il colore delle caramelle mou , forse era il riflesso del sole che tramontava . Un’altra giornata era passata , l’arcobaleno quasi non si vedeva più , forse andava a dormire anche lui . Arrivato nei pressi di  un ponte di marzapane Alberto decise di sistemarsi sotto di esso , al riparo dalla pioggerellina che aveva ripreso a scendere dal cielo .
Mentre cercava di trovare una sistemazione comoda per dormire gli si avvicinò una donna , aveva l’aria sciupata , anche affamata. Il bambino la guardò e le chiese :< da dove vieni ? hai visto per caso dove finisce l’arcobaleno ?>
<Piccolo , mi dispiace ma non lo posso vedere io , perché sono cieca> rispose dolcemente la donna .
Turbato e dispiaciuto per lei , le allungò un pezzo del panino che aveva con se, dopodichè si rannicchiò e si mise a dormire .
La mattina dopo fu il profumo di vaniglia a svegliarlo , si guardò intorno e si accorse di essere solo ;  alzò gli occhi al cielo e l’arcobaleno era ancora lì , doveva raggiungerlo presto presto , chissà come erano preoccupati i suoi genitori .
Attraversò il ponte e si mise a correre seguendo l’arco colorato , attraversò un grande prato e poi colline e montagne . Finalmente giunse in una piccola radura contornata da tante querce e tra le radici della più alta , quella col tronco più largo , si posava l’arcobaleno . C’era uno gnomo col cappello a punta e gli occhietti vispi che controllava una bella pentola di rame e Alberto si convinse sempre di più che finalmente aveva trovato l’oro .
Giunse tutto contento e chiese il permesso di sollevare il coperchio della pentola . <Certo > gli rispose lo gnomo< fallo pure >
  Alberto guardò ben bene , ma sul fondo della pentola c’erano solo due monete d’oro.
Deluso cominciò a piangere e non riusciva più a fermarsi , chiedendosi su cosa avrebbe detto alla mamma. Lui pensava di ritornare con il tesoro dell’arcobaleno , così avrebbe aiutato a risolvere i problemi dei genitori , e tutto sarebbe andato a posto .
<Non devi piangere , in fondo qualcosa hai trovato > gli disse lo gnomo , una moneta per ogni persona che hai aiutato . Adesso tu ritorni dalla tua mamma e ricorda “ ogni persona che aiuterai nella tua vita , ogni sorriso che regalerai , ogni abbraccio donato ,servirà a far crescere il tesoro della pentola alla fine dell’arcobaleno “



racconto edito Isbn 9788898052295


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