PINA - LA QUERCIA

Era forte la quercia,  si stagliava maestosa al di sopra di tutte le altre . Tronco massiccio nodoso ,ruvido , avezzo a sopportare tutte le intemperie ; fogliame fitto in estate , rami decisi d’inverno, anche quando era senza le foglie che l’autunno le aveva rubato, conservava una eleganza senza tempo e piena di fascino.
Appoggiarsi al suo tronco ti dava la sensazione  che niente avrebbe potuto abbatterla . Le radici affondavano nel terreno con spietata fermezza, un po’ contorte rivelavano la sua capacità negli anni di adattamento alle varie condizioni del terreno su cui si elevava.
Ci passavo ore durante le vacanze estive appoggiando la schiena al suo tronco , seduta tra le radici che affioravano ricoperte dell’erba un po’ sofferente della calura di agosto.
Prendevo il mio libro preferito del momento, era il periodo delle biografie dei grandi personaggi della storia e  dei poeti e scrittori che scoprivo man mano durante il corso degli studi .Con il sottofondo dello zigrinare delle cicale mi immergevo nella vita dei vari condottieri o scrittori . Viaggiavo con Alessandro Magno attraverso il deserto africano, le nevi russe e i monumenti dell’antica Grecia ; mi immergevo nel mondo decadente di Gabriele D’Annunzio ; mi vivevo l’ atmosfera corrotta e gaudente dell’antica Roma di Cesare Augusto e scoprivo le sofferenze del “mestiere di vivere “ di cesare Pavese.
Cavalcavo selvaggi destrieri , passavo in rassegna eserciti fedeli e passavo alle armi ribelli guerrieri .Volavo con un biposto verso Vienna  e scoprivo i paesaggi delle Langhe.
Perdevo spesso la cognizione del tempo tanto da ritrovarmi quasi all’improvviso a non riuscire più a distinguere le parole stampate , con le ombre della sera che mi si allungavano intorno.
La quercia era il mio porto , il mio approdo, l’ombrello sotto cui ripararmi dalle tempeste.
Un giorno ,qualche mese fa sono ripassata , durante la mia corsa mattutina ,davanti a quel sentiero , l’ho imboccato e  dopo la breve salita ho seguito la curva verso sinistra e ……..non c’era più !
< avrò sbagliato sentiero> e intanto spaziavo con lo sguardo da destra a sinistra cercando la sua massiccia sagoma,  inutile … non c’era più!
Ho sentito come una botta al cuore ,un senso di manchevolezza, di smarrimento totale: un uccello che non ritrova il suo nido, una nave in balia delle onde in mare aperto , un cucciolo di leone smarrito nella savana.
Ho percorso in lungo e in largo quel terreno abbandonato e incolto , non ve n’era più traccia come se non fosse mai stata lì. Ho ripreso lentamente la strada del ritorno , sulle spalle il peso degli anni trascorsi, consapevole come non mai di ciò che è stato e mai più sarà. Anche io avevo perso le mie radici , le mie foglie la mia forza,  calde lacrime scendevano risolute lungo le mie guance ,
avevano il sapore del sale
inedito di LP (Tratto da racconti randagi) 

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