CARLO -L'APPUNTAMENTO

Carlo non ne poteva più , era stufo di di registri da riempire , schede di valutazione da compilare, di tutto il lavoro burocratico che comportava la fine di un anno scolastico. Le afose giornate di metà luglio  lo snervavano a dir poco. Tra l’altro l’appuntamento che aveva fissato per la sera gli rendeva il tutto ancora più difficile, lo distraeva e un po’ lo preoccupava, solo un po’.
Erano passati mesi , forse un anno da quando era uscito l’ultima volta con una donna a cena. < e che sarà mai > si disse osservando il proprio viso che si specchiava nel vetro della finestra di fronte. Si ravviò il ciuffo ribelle che gli cadeva sulle lenti da lettura e lo spinse indietro con un gesto ormai diventato un tic.  Capelli leggermente brizzolati  e ribelli  non si decideva a tagliarli , avrebbero avuto bisogno di una spuntatina . si rimise al lavoro e dopo un paio d’ore , erano le 15,00 ormai , depose l’ultima scheda , chiuse i registri , li sistemò sul lato destro della sua scrivania , soffiò via granelli di polvere inesistenti , afferrò al volo la borsa di cuoio poggiata sulla sedia e lasciò a grandi passi l’edificio scolastico. La sua nuova vespa lo attendeva nel parcheggio riservato ai professori , rossa e allegra . se la guardò con soddisfazione riflettendo su quanto gli piacesse  questa rivisitazione della mitica vespa anni 60. Infilò con cura il casco e si avviò verso casa. Traffico indolente delle ore più calde nemmeno diminuito quest’anno , pochi erano partiti per le ferie. Il caldo  impietoso sembrava liquefare l’asfalto, riflessi di lingue di calore salivano verso l’alto nella strada intasata da macchine rabbiose ,  socchiudendo leggermente gli occhi al riverbero del sole,  gli sembravano  uno sciame di cavallette.
Parcheggiò la sua vespa nel cortile salì le scale interne a due gradini alla volta e dopo aver armeggiato con le chiavi si infilò nel suo bilocale. Aveva lasciato gli scudi accostati per ombreggiare gli interni e preservarli dal calore , si ritrovò così in una gradevole frescura con dei chiaro scuri che delineavano gli spazi. Fece volteggiare la sua cartella sul divanetto e mentre si dirigeva verso il bagno armeggiava con i bottoni della camicia , impaziente di farsi sferzare dall’acqua fresca della sua doccia multifunzioni. Ne uscì tonificato , profumato e rilassato dopo circa 20 minuti <sprecone> si rimproverò non credendoci più di tanto. Con l’asciugamano avvolta in vita si diresse verso l’impianto stereofonico incastrato tra le centinai di volumi che tappezzavano una intera parete del suo salottino – studio , scelse un cd della sua raccolta rock e fece partire la musica mentre si sdraiava indolente sulLa  chaise long imitazione  Le  Corbusier. Al ritmo di Don’t bring me down degli Eletric  Light Orchestra scivolò nel sonno ristoratore. Brividi freschi gli incresparono la pelle facendogli rizzare i peli delle braccia e lo riportarono ad uno stato semi cosciente , le ombre serali avevano avvolto la stanza e per un attimo gli stravolsero le idee< cavolo l’appuntamento>. Diede uno sguardo al vecchio pendolo , ricordo di famiglia , e scoprì che erano le veni e trenta, si fiondò in camera da letto , scelse un fresco pantalone color mastice in chinos , camicia color lavanda  , morbidi mocassini scamosciati  della stessa sfumatura della camicia , si vaporizzò con una nube di Eau Savage Extreme di Dior e mentre le note di  Ginestra , Lavanda e Legno  di Cedro si espandevano al contatto del calore  della sua pelle, si rimirò distrattamente nello specchio del suo armadio a muro, <non male > si approvò con un sorrisino , lasciò la camera da letto e cercò le chiavi dello scooter lasciate chissà dove.
Girando l’appartamento per chiudere tutte le imposte , trovate le chiavi le infilò nel leggero giubbotto di pelle invecchiata , si assicurò di avere il suo portafogli e si richiuse la porta alle spalle. Non voleva nemmeno pensare alla serata che lo aspettava , aveva deciso di affidarsi al caso nel momento esatto in cui aveva accettato di incontrarsi con la sua amica di FB.  Una donna che dopo mesi di contatti , prima timidi e poi sempre più prolungati sul social network era riuscito ad incuriosirlo abbastanza da far nascere il desiderio  di conoscerla di persona. Era una bella donna a giudicare dalle foto , carnagione scura , capelli corvini , lunghi, fisico magro e asciutto, tonico di una persona abituata a frequentare palestre , come del resto gli aveva raccontato anche lei , durante le interminabili chiacchierate in chat. C’era altro però , di lei lo avevano affascinato l’intelligenza pronta e vivace, la sua cultura e la sua incredibile dolcezza.Ma quanto di ciò era veramente rivelatore di una persona conosciuta in maniera virtuale , di cui non aveva mai ascoltato la voce , sentito l’odore ? si domandò per l’ennesima volta allacciandosi il casco e avviando il motore. Cominciava a sentire un vago senso di apprensione, un nodo alla bocca dello stomaco paradossalmente lo stava prendendo  un certo timore dell’ignoto.
Arrivò in quindici minuti davanti al bar dove si erano dati appuntamento , parcheggiò si ravviò i capelli nervosamente e cercò di scrutare tra le persone sedute nella piazzetta antistante il bar sperando di riconoscerla tra i tanti. Si dondolava sulle lunghe gambe alzandosi ritmicamente sui talloni e le punte dei piedi , era sempre più agitato. All’improvviso la notò arrivare dalla parte destra della piazza , camminava lentamente  come a misurare bene gli spazi che calpestava, magra , alta e con una massa di capelli che le ondeggiava sulle spalle ad ogni passo. Era lei , le foto non mentivano allora, anzi non le rendevano nemmeno giustizia , ancora più bella di come in esse appariva. La osservò sedersi decisa ad un tavolo laterale  chiamare il cameriere con un gesto quasi imperioso , stava ordinando evidentemente qualcosa; < ah però , nemmeno mi aspetta > constatò con sorpresa. Si avvicinò al suo tavolo , la guardò a lungo ed esclamò tra sé e sé <cazzo …è incredibilmente bella>  Lei alzò gli occhi in quel momento lo guardò , dischiuse le labbra dipinte di rosa in un sorriso e lui si sentì irrimediabilmente risucchiato da un vortice , si spaventò ne ebbe paura e deviando leggermente dalla traiettoria intrapresa passò oltre il tavolo e si incamminò nel buio .
PUBBLICATO
ANTOLOGIA AL CROCICCHIO DELLE NUVOLE EDIZINI LUNA NERA OTTOBRE 2013


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